Negli ultimi anni è successo qualcosa di grande. Non si è trattato solo di un altro aggiornamento di versione o del rilascio di una nuova libreria alla moda. È stato un vero cambiamento — qualcosa che ha fatto fermare il mondo tech, guardarsi dentro e chiedersi: E adesso? L’arrivo di modelli come GPT ha cambiato le regole. Improvvisamente, compiti che richiedevano ore a sviluppatori, scrittori, analisti e designer – ora vengono completati in pochi secondi con un solo prompt. E per quelli di noi che amavano costruire, programmare, scrivere, analizzare – è un momento di riflessione.
Non lo dico per paura, anzi – sono entusiasta. C’è qualcosa di assolutamente magico nel vedere una macchina scrivere documentazione chiara, generare design utilizzabili, redigere codice solido e persino trovare bug. Ma insieme all’entusiasmo arriva una domanda seria: se la macchina riesce a fare tutto questo così bene, cosa rimane per noi? Chi resta rilevante in un mondo in cui il codice si scrive da solo, le interfacce si progettano da sole e i dati si trasformano in intuizioni senza intervento umano?
La risposta, credo, sta nelle persone che comprendono i sistemi – non solo come eseguire compiti. Non basta più sapere come scrivere una funzione o costruire una dashboard – bisogna capire perché Lo costruisci tu. Gli sviluppatori che pensano in termini di prodotto, business ed esperienza utente — quelli non saranno sostituiti da GPT. I designer che comprendono le emozioni, il flusso umano, il comportamento degli utenti — non saranno sostituiti dai prompt. Pensatori di prodotto, leader creativi, imprenditori — queste persone diventeranno più importanti che mai.
Il vero cambiamento non è che i lavori stanno sparendo, ma che la definizione di quei lavori sta cambiando. I programmatori non scriveranno ogni riga a mano — guideranno i progetti, modelleranno la logica, revisioneranno i risultati. I designer non creeranno ogni pixel — guideranno la visione, indirizzeranno il tono, si assicureranno che l’automazione non perda il cuore dell’esperienza. Stanno emergendo nuove competenze — sapere come parlare con l’IA, come definire l’intento, come giudicare i risultati. È meno una questione di come fare le cose, e più su perché e cos’è abbastanza buono.
Allo stesso tempo, stanno nascendo ruoli completamente nuovi. Ingegneri di prompt, ricercatori di IA, contestualizzatori di dati, revisori dell’etica dell’IA — questi ruoli non esistevano cinque anni fa, e ora sono richiesti. Anche nell’educazione, nella formazione e nel design dell’esperienza IA — vediamo nuove necessità per persone che possono pensare in due modalità: umana e macchina. Quindi chi resta rilevante? Chi si evolve. Le persone che non vedono GPT come una minaccia, ma come un nuovo super-strumento. Quelle pronte a continuare a imparare, a rimanere flessibili, a mettere in discussione vecchie abitudini. Se ami questo campo, se sei curioso, se accetti di non avere sempre il pieno controllo — puoi assolutamente far parte di questo nuovo mondo, forse anche più che mai. Non stiamo cedendo il nostro posto alla macchina — stiamo imparando a cavalcarla insieme.